lunedì 21 luglio 2008

Scooter Power by Elio

Negli anni sessanta in sella a vespe e lambrette si evadeva davvero (con qualche controindicazione per il fondoschiena). E, rispetto ai mezzi di oggi, non ti lasciavano mai per strada o, per lo meno, con loro riuscivi a ripartire. Avete mai visto la pubblicità degli scooter degli anni Sessanta? Quelle dove il mondo è bello e ci si reca con la propria fidanzata a fare il picnic sul prato senza casco, incrociando altre coppie e pescatori che cercano di catturare la preda accanto al loro scooter. Ho visto recentemente dei filmati d’epoca che reclamizzavano le prime Lambrette e non ho potuto fare a meno di ripensare agli avventurosi viaggi compiuti a bordo della mia gloriosa Vespa. La prima cosa che mi viene in mente è il mal di culo. Uno non si potrebbe minimamente immaginare quanto male può farti il sedere dopo 4 o 5 ore di viaggio in Vespa verso l’isola d’Elba. A un certo punto dovevamo fermarci ogni mezzora per far riposare la parte. La seconda cosa che mi viene in mente è il divertimento di un viaggio in moto con gli amici. Non c’è paragone con i viaggi che facciamo adesso in automobile. D’altra parte è un po’ difficile immaginare di portarsi le valigie di una tournée in Vespa. La terza cosa che mi viene in mente è che se poi, giunto finalmente al mare, uno si fa prendere dall’entusiasmo e guida a torso nudo in costume e infradito alla Antonacci, facilmente cade trasformandosi in una specie di cotoletta impanata nella ghiaietta dell’asfalto. E così è stato. La quarta cosa che mi viene in mente è che i benzinai degli autogrill, contrariamente a ciò che si sarebbe portati a pensare, non vendono l’olio per miscela; da cui si deduce che se fai un viaggio di più di 500 chilometri prima o poi grippi. E infatti io, che fidandomi degli autogrill non avevo preventivamente acquistato l’olio per miscela, ho grippato. La quinta cosa che mi viene in mente è che dopo aver grippato in tangenziale riuscendo miracolosamente a non cadere, io, la mia fidanzata e tutti i bagagli, la Vespa è ripartita come se niente fosse. Ma stiamo parlando del vecchio PX, quello con le marce, quello col freno a pedale, insomma quello che non fabbricano più. Quello che se per caso non riparte, almeno puoi tentare una terapia d’emergenza, tipo pulire la candela oppure spingere/saltare in sella mettendo la seconda, fino a quando avverti i primi sintomi dell’infarto. Certo, gli scooter monomarcia che girano oggigiorno hanno una ciclistica migliore e vanno come delle lippe, per non parlare della comodità di non dover mai cambiare il filo della frizione quando si rompe (e prima o poi ti si rompe); ma se si ferma lo scooter monomarcia, sei finito. Riuscire a capire dove fosse situata la candela del mio Scarabeo, prima che me lo rubassero, era un problema anche per il mio meccanico; figuriamoci se mi ci metto io a cercare di individuarla in caso di guasto. Si lascia tristemente il mezzo sul posto e si chiama il meccanico che gentilmente verrà a prelevarla col furgone. Un’altra cosa che mi è venuta in mente mentre mi lamentavo è che tutti noi sapevamo prima della partenza che la Vespa non ci avrebbe traditi. E infatti è stato così. Elio

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